Le malattie renali
I reni possono ammalarsi: malattie proprie di ognuna delle strutture ricordate (le glomerulonefriti, le tubulopatie, ecc), oppure essere vittime di patologie di altri organi e apparati (malattie oncoematologiche, amiloidosi, insufficienza cardiaca, aterosclerosi, diabete, ecc), patologie congenite e acquisite a carico dei glomeruli oppure dei tubuli oppure ancora malformazioni anatomiche, degenerative, tumori ecc.
Per quanto riguarda le vie escretrici oltre alle patologie malformative (avere un doppio distretto escretore ad uno o entrambi i reni (cioè dal bacinetto alla vescica non c’è un solo uretere ma due, se i due ureteri hanno lo sbocco in vescica autonomo si parla di doppio distretto escretore completo – se invece il secondo uretere non sbocca in vescica ma i due ureteri si ricongiungono ad una certa altezza si avrà un doppio distretto incompleto, oppure la formazione di diverticoli, oppure ancora lo sbocco in vescica non impedisce il ritorno indietro dell’urina e quindi vi è il reflusso vescico-ureterale, tumori ecc. ), argomenti questi che saranno trattati nella sezione di nefrologia pediatrica.
Le patologie più frequenti delle vie escretrici sono le infezioni soprattutto batteriche: uretriti, cistite, ureterite, pielite oppure una propagazione dell’infezione al parenchima renale, in questo caso parleremo di pielonefrite; neoplasie come gli uroteliomi, oppure patologie del sistema muscolo-nervoso della vescica che non permettono il suo corretto svuotamento.
Ad oggi in Italia la prevalenza stimata di pazienti in dialisi cronica è di circa 48000 residenti in Italia (su un milione di residenti vi sono circa 811 dializzati, di cui l’84.3% in emodialisi e il 14.3% in dialisi peritoneale), in lento ma costante aumento rispetto agli scorsi anni, mentre e ogni anno circa 7327 persone iniziano la dialisi (162 persone su 1 milione di residenti), in decremento rispetto agli scorsi anni.
Il risultato netto è che dal 2010 si è registrato un progressivo decremento dell’incidenza di pazienti dializzati in Italia ma, nonostante questo dato positivo, il numero di soggetti in dialisi sta aumentanto, un po’ per la maggior prospettiva di vita dei pazienti dializzati (mortalità del 10.8% nel 2019), ma anche perché la possibilità per un paziente in dialisi di essere trapianto rimane significativamente bassa (1.4% dei pazienti con malattia renale terminale viene sottoposto a trapianto renale).
Questo fenomeno ha un impatto notevole sulla qualità di vita dei pazienti dializzati (dal punto di vista psicologico, familiare, economico, lavorativo, della vita sociale e fisico) con ripercussioni di bilancio significative anche sulla spesa sanitaria pubblica annuale, che per ogni trattamento dialitico varia da 24.500 Euro a 50.000 Euro/annue.
I pazienti in dialisi tuttavia rappresentano una parte esigua dell’intera popolazione di soggetti nefropatici residenti in Italia, la punta di un iceberg, la cui parte sommersa, nascosta agli occhi della popolazione generale, ma soprattutto anche di noi sanitari, è ben più consistente.
La prevalenza globale di malattia renale cronica nella popolazione generale è di circa il 9%. La prevalenza di soggetti nefropatici in Italia non è ben accertata, tuttavia i dati del Ministero della Salute aggioranti al 2020 stimano che circa il 6-7% dei residenti in Italia è affetto da un qualche stadi di malattia renale cronica. Il 3% di questi pazienti ha un filatrato renale < 60 ml/min/1.73 mq, con punte del 30% nella popolazione di residenti più anziani.
Una parte consistente di questi pazienti sono poco coscienti di avere una malattia renale e del rischio che essa possa progredire verso la dialisi. La disinformazione è dovuta certamente ad una scarsa sensibilizzazione da parte dei mass-media e dei social networks, che però potrebbe essere secondaria ad un inerzia diagnostico-terapeutica da parte dei sanitari, sia nel prendere in carico i pazienti nefropatici che nel gestirli nel modo più appropriato.
Nonostante sia ben noto che la presa in carico precoce del paziente affetto da nefropatia cronica costituisca un fattore importante per la prevenzione della progressione della malattia verso la dialisi. Infatti, si stima che nel Regno Unito si stima una sottodiagnosi di malattia renale cronica del 50% in pazienti diabetici con una disfunzione renale in stadio terzo, con una bassa frequenza di pazienti nefropatici presi in carico dal medico di base, dagli internisti e dai nefrologi. Questo significa che gran parte dei pazienti con un qualche stadio di malattia renale cronica non sa di essere nefropatico. Inoltre, un numero consistente di questi pazienti, soprattutto diabetici, non assume terapie nefroprotettive, anche di ultima generazione (7), ne è conscio dell’importanza che ha la terapia nutrizionale ha nel rallentare il declino della funzione renale e nel ritardare l’ingresso in dialisi die pazienti affetti da insufficienza renale cronica (8, 9) importanti per rallentare il declino della funzione renale. Viceversa, essi sono più propensi ad assumere farmaci nefro-lesivi, come gli antiinfiammatori non steroidei.
Conoscere la prevalenza di soggetti affetti da un qualche stadio di malattia renale cronica che ogni centro nefrologico ha in carico nel proprio bacino d’utenza, favorire il riconoscimento e la presa in carico precoce di questi pazienti, anche da parte del medico di medicina generale e di altri specialisiti, ottimizzando poi la loro gestione dietetico-terapaeutica, sono tutti fattori che consentiranno di ottimizzare al meglio la programmazione dell’attività dialitica dei nostri centri dialisi e aumentare l’inserimento in lista attiva di trapianto di rene dei pazienti con insufficienza renale avanzata, incentivando l’attività trapiantologica
Queste considerazioni sono il motivo per cui il direttivo della Sezione Lombarda della Società Italiana di Nefrologia ha deciso di dedicare una parte di questo sito alla nefroprevenzione, incentrandola soprattutto sulla terapia nutrizionale, con lo scopo non solo di favorire il confronto tra nefrologi sulle varie tematiche della nefroprevenzione, ma anche di favorirne la divulgazione.
Il risultato netto è che dal 2010 si è registrato un progressivo decremento dell’incidenza di pazienti dializzati in Italia ma, nonostante questo dato positivo, il numero di soggetti in dialisi sta aumentanto, un po’ per la maggior prospettiva di vita dei pazienti dializzati (mortalità del 10.8% nel 2019), ma anche perché la possibilità per un paziente in dialisi di essere trapianto rimane significativamente bassa (1.4% dei pazienti con malattia renale terminale viene sottoposto a trapianto renale).
Questo fenomeno ha un impatto notevole sulla qualità di vita dei pazienti dializzati (dal punto di vista psicologico, familiare, economico, lavorativo, della vita sociale e fisico) con ripercussioni di bilancio significative anche sulla spesa sanitaria pubblica annuale, che per ogni trattamento dialitico varia da 24.500 Euro a 50.000 Euro/annue.
I pazienti in dialisi tuttavia rappresentano una parte esigua dell’intera popolazione di soggetti nefropatici residenti in Italia, la punta di un iceberg, la cui parte sommersa, nascosta agli occhi della popolazione generale, ma soprattutto anche di noi sanitari, è ben più consistente.
La prevalenza globale di malattia renale cronica nella popolazione generale è di circa il 9%. La prevalenza di soggetti nefropatici in Italia non è ben accertata, tuttavia i dati del Ministero della Salute aggioranti al 2020 stimano che circa il 6-7% dei residenti in Italia è affetto da un qualche stadi di malattia renale cronica. Il 3% di questi pazienti ha un filatrato renale < 60 ml/min/1.73 mq, con punte del 30% nella popolazione di residenti più anziani.
Una parte consistente di questi pazienti sono poco coscienti di avere una malattia renale e del rischio che essa possa progredire verso la dialisi. La disinformazione è dovuta certamente ad una scarsa sensibilizzazione da parte dei mass-media e dei social networks, che però potrebbe essere secondaria ad un inerzia diagnostico-terapeutica da parte dei sanitari, sia nel prendere in carico i pazienti nefropatici che nel gestirli nel modo più appropriato.
Nonostante sia ben noto che la presa in carico precoce del paziente affetto da nefropatia cronica costituisca un fattore importante per la prevenzione della progressione della malattia verso la dialisi. Infatti, si stima che nel Regno Unito si stima una sottodiagnosi di malattia renale cronica del 50% in pazienti diabetici con una disfunzione renale in stadio terzo, con una bassa frequenza di pazienti nefropatici presi in carico dal medico di base, dagli internisti e dai nefrologi. Questo significa che gran parte dei pazienti con un qualche stadio di malattia renale cronica non sa di essere nefropatico. Inoltre, un numero consistente di questi pazienti, soprattutto diabetici, non assume terapie nefroprotettive, anche di ultima generazione (7), ne è conscio dell’importanza che ha la terapia nutrizionale ha nel rallentare il declino della funzione renale e nel ritardare l’ingresso in dialisi die pazienti affetti da insufficienza renale cronica (8, 9) importanti per rallentare il declino della funzione renale. Viceversa, essi sono più propensi ad assumere farmaci nefro-lesivi, come gli antiinfiammatori non steroidei.
Conoscere la prevalenza di soggetti affetti da un qualche stadio di malattia renale cronica che ogni centro nefrologico ha in carico nel proprio bacino d’utenza, favorire il riconoscimento e la presa in carico precoce di questi pazienti, anche da parte del medico di medicina generale e di altri specialisiti, ottimizzando poi la loro gestione dietetico-terapaeutica, sono tutti fattori che consentiranno di ottimizzare al meglio la programmazione dell’attività dialitica dei nostri centri dialisi e aumentare l’inserimento in lista attiva di trapianto di rene dei pazienti con insufficienza renale avanzata, incentivando l’attività trapiantologica
Queste considerazioni sono il motivo per cui il direttivo della Sezione Lombarda della Società Italiana di Nefrologia ha deciso di dedicare una parte di questo sito alla nefroprevenzione, incentrandola soprattutto sulla terapia nutrizionale, con lo scopo non solo di favorire il confronto tra nefrologi sulle varie tematiche della nefroprevenzione, ma anche di favorirne la divulgazione.